martedì 28 giugno 2011

In quiete, inquieto



"Ho dato al mio dolore la forma di abusate parole che mi prometto di non pronunciare mai più"

Suoni che mi accompagnano.
Penso di aver accumulato un capitale anche io: quello, prezioso, del dolore. Prezioso perché è, perché insegna e nutre le fibre, perché crea lo spazio per la gioia. Come il vento che scava la roccia su cui si adagia l'acqua. 
Una stagione di ricordi, parole, volti, lacerazioni e infelicità lontane, a incorniciare, a dare sostanza alla mia vita un po' speciale. Una vita particular. 
Ne lascio un segno, della placida e poetica inquietudine -sonora e non- di questi giorni, di queste lune.
Suoni che mi accompagnano.

lunedì 20 giugno 2011

I silenzi che cambiano

Pare che il vento del cambiamento soffi sul serio a Milano e in particolare nei dintorni del sottoscritto. Per motivi seri -ma non generativi!- non sono riuscito a scrivere di film (o di realtà) sull'amato mulo.
Il tempo è tiranno e sanguinario, la testa calamitata da altre questioni.
Ad ogni modo, qualche perla vorrei segnalarla, con poche ma spero significative parole.


Un buon film sul quasi sociopatico Greenberg, a cui molti di noi assomiglieranno un po'. L'acme del "delirio" lo troviamo durante la festa di adolescenti a cui il protagonista, questo Ben Stiller quasi quarantenne che non lavora, ossessivo, disincantato, terribile nelle relazioni, prende parte. Dopo svariate droghe e battutacce, parte un monologo tagliente e molto scomodo su questi ragazzini, così coccolati e viziati, che per me è un piccolo cult. Purtroppo non sono riuscito a trovare la sequenza video.

Poi vorrei segnalare "Source Code", di Duncan Jones, già autore del promettente "Moon" e soprattutto il bellissimo "Cous Cous", di Abdel Kechiche, sia perchè non lo avevo ancora visto, sia perchè è uscito il nuovo lavoro del regista franco-tunisino proprio venerdì scorso, "Venere nera", ovvero la storia della cosiddetta "Venere Ottentotta". 


Cous Cous è un film che porta lo spettatore a immergersi completamente nella vita dei suoi protagonisti, uomini, donne, ragazzi uniti da legami famigliari e appartenenti quasi tutti alla comunità magrebina di una cittadina francese. Non si "parla di", ma si è "dentro" il lavoro, la vita di coppia, le culture famigliari, i progetti di vita, le invidie, le fratellanze, gli alti e i bassi della vita umile ma molto piena, non solo di dignità, delle persone. Una storia liberata dai luoghi comuni, rudemente e vivacemente colma di pathos, per un crescendo meraviglioso culminante nella sconcertante scena della cena con i "ricchi", cioè i sovventori del progetto di riscatto lavorativo dell'anziano capofamiglia Slimane, trattenuti dal magnetico vortice di danza e femminilità della giovane Rym. Scritto, girato e montato con perfetta coerenza, un film assolutamente da vedere.